venerdì 4 maggio 2012

Noi Femmine doc siamo così


Oggi vorrei dire due paroline sul rapporto uomo-donna raccontando un episodio a cui ho assistito l’anno scorso al mare. Il primo sole della stagione mi piace prenderlo da sola: mi metto sulla riva, leggo un buon libro, ascolto un po’ il rumore delle onde e il chiacchiericcio intorno a me, guardo le persone che passano e la linea dell’orizzonte. Mi rilassa. Non mi piace la solitudine e ci sono pochi posti in cui sto bene da sola: quando passeggio per le vie di Firenze, non ancora invasa dai turisti, in una giornata di sole invernale, quando sono a casa, tra le mie cose, magari in attesa che torni F., e quando sono al mare, sulla spiaggia, perché il mare ha un effetto davvero benefico di serenità e pace su di me.

Comunque, questa l’ambientazione. Ora comincio il racconto. Mi posiziono esattamente tra due gruppi di ragazzini di età compresa fra i 16 e i 17 anni, uno interamente formato da maschi e uno interamente formato da femmine. La mia attenzione è inizialmente attratta dal gruppo maschile, per la semplice ragione che è più rumoroso. L’attività prevalente del gruppo è osservare le tipe che passano e commentarle con molta sincerità, usiamo questo eufemismo. Commentano anche me, a dire il vero, uno fa un apprezzamento (del quale sentitamente ringrazio) ma l’altro obietta che sono troppo secchina e forse anche un po’ extracomunitaria (un po’ perché sono un po’ scura di carnagione).
A uno dei ragazzini piacciono molto le ragazze formose. Come dargli torto, è una posizione maschile piuttosto comune. Diciamo però che lui ha proprio un debole (e lo dice con candore) per le femmine taglie forti e racconta le fantasie che le femmine taglie forti stimolano nella sua testolina (delle quali vi risparmio). Poi arriva un amico, atteso con ansia, anche perché il giorno prima è stato per la prima volta con la sua ragazza. Piovono domande esplicite, ma devo onestamente dire che il giovane è molto vago e discreto, anche se si premura di dire al gruppo di amici che a lui, della sua fidanzatina, non importa niente. Ma questo, si sa, non è assolutamente vero.

Poco più in là c’è un gruppo di ragazzine. Bé, ve l’ho già detto, sono una Femmina doc, ed è per questa ragione che in breve tempo mi appassiono alle vicende sentimentali di una di loro. Il gruppo delle ragazzine non è interessato al mondo esterno come quello maschile, ma è completamente concentrato su un messaggio. È sull’interpretazione di questo messaggio che si innesca tutta la conversazione della mattinata. Il fidanzato di una di loro, chiamiamola S. tanto per fare, si trova a lavorare in un villaggio vacanza, oggi sarebbe il suo ultimo giorno, e pare che non abbia risposto alle chiamate di S. e abbia partorito questo sfortunato messaggio: «Non posso. Ti chiamo dopo». S. non se ne dà pace, primo perché non le torna («È l’ultimo giorno, mi ha detto che non aveva molto da fare, non capisco perché non possa rispondere o chiamare»), secondo perché di fatto ancora non ha chiamato (e già lo anticipo, non chiamerà per tutto il pomeriggio). Le amiche si dividono: una commenta, però solo quando S. è in bagno, che forse: «È un tantino gelosa e oppressiva», un’altra la aizza: «Certo, adesso un po’ di tempo è passato, non dico chiamare se non può, ma un messaggio almeno potrebbe mandarlo!», un’altra cerca di essere neutrale e di giustificarlo, dicendo che magari non ha il cellulare con sé, un’altra ancora pensa a lungo termine, suggerendole comunque di aspettare e di non chiamarlo lei, per carità, «sennò gliela dai vinta». S. di questo sembra al momento convinta ma cammina su e giù, fumando nervosamente. Penso che lui non ha la benché minima idea di aver provocato tutto ciò con quel messaggio, proprio non se lo immagina e, se lo sapesse, se ne dispiacerebbe pure, anche se non ne capirebbe le ragioni. Comunque. La storia si fa sempre più interessante. Passano un paio d’ore. S. ha un’idea. «Se chiama rispondi tu», dice a un’amica, «E se ti chiede di me digli che ero un po’ triste e che quindi sono andata a fare una passeggiata da sola sulla riva». Molto femminile anche questo. Vorrebbe far capire al ragazzino, senza però dirglielo, che lui l’ha ferita. Vorrebbe che lui, preoccupato, si interessasse a lei. E vorrebbe farlo sentire in colpa. Ma il piano di S. è vano, perché lui non chiama. Passa un’altra ora. Le amiche vanno a fare il bagno, lei rimane sotto l’ombrellone. So con chiarezza cosa farà, cosa aspettava di fare non appena rimasta sola, cosa voleva fare dal primo momento e si stava trattenendo. Chiamarlo. Finora le avevo solo ascoltate (direte, ma i fatti tuoi? Eh, lo so, sono stata un po’ troppo curiosa, ma era ormai diventato un esperimento sociologico, e poi mi sono appassionata davvero), a questo punto mi giro a guardarla. Si avvicina alla borsa, tira fuori il cellulare e chiama. Lui non risponde. E poi vedo che formula un messaggio e si rimette giù a prendere il sole con il cellulare accanto. Le amiche tornano, lei fa finta di niente, lui non risponde. E il resto non lo so.

Da Femmina doc provo a interpretare. Secondo me il ragazzino era impegnato davvero. Fra l’altro era il suo ultimo giorno,che senso aveva telefonare dato che sarebbe presto tornato e presumibilmente si sarebbero visti? D’altra parte il messaggio è sbrigativo, quel “dopo” è vago, e a parer mio volutamente vago: «Cosa ti lamenti, ti avevo detto che ero occupato, e che ti avrei chiamato appena mi sarebbe stato possibile». (perché mi piacciono le storie a lieto fine - anche in questo Femmina doc - e quindi non la prendo neanche in considerazione l'ipotesi che lui si stesse divertendo alle sue spalle). Cioè non ha mentito, ha chiamato dopo, forse la sera, esattamente come aveva detto. Cosa quel dopo volesse dire però non era chiaro. Di certo non voleva essere disturbato.
E in più credo di capire, sempre da Femmina, il disappunto e la tristezza di S. Se il fidanzatino era in procinto di tornare, sarebbe dovuto essere felicissimo e morire dalla voglia di rivederla. Lei si aspettava che lui provasse questo sentimento e che, oltre a provarlo, lo esprimesse. Ma ha dovuto scontrarsi con un messaggio che era solo pratico e non rassicurante.
Nessuno si è comportato male. Lungi da me sostenere questo. La storiella vorrebbe provare solo che è vero quello che dicono sui rapporti uomo-donna, sulla differenza di genere e sulla difficoltà che hanno talvolta questi due generi a comprendersi.

Lui è stato forse sbrigativo e poco sensibile e niente più. Lei è stata sicuramente macchinosa e insicura ed emotiva. Ma che volete farci? Noi Femmine doc siamo così.

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