Cari amici, questo post e quello che lo precede, vogliono servire da collegamento fra la tipa che ha lasciato il blog poco dopo aver saputo di essere incinta, e la tipa che lo riprende adesso, da mamma. Non so proprio dirvi se è la stessa persona. Di certo, sono diventata più forte, più serena, anche se più emotiva (lo avrei detto impossibile, ma invece no; se prima piangevo per quasi tutto, dalla gravidanza in poi ormai sono in balia degli ormoni e non piango più per quasi tutto ma indiscutibilmente per tutto!!!).
Sto divagando. In ogni caso Platone non l'ho dimenticato ed è in arrivo anche un post su di lui. In questo però volevo semplicemente copiarvi l'appendice al volume che ho in parte curato come redattrice insieme alla mia collega C. quando lavoravamo al V. (ricordate? Vedi). Il volume è uscito successivamente (ovvero quando noi eravamo ormai a spasso), è pubblicato da Polistampa, e i racconti sono belli; certo, io sono legata affettivamente, ma in modo spassionato ve lo consiglio.
Con questo post vorrei prendere congedo dagli anni che ho passato al V. Grazie di cuore al mio responsabile, a cui devo moltissimo. E grazie ai miei ex colleghi, alcuni dei quali sono tra i miei amici più grandi, sempre e comunque. Ed ecco qua...
Abbiamo lavorato
come collaboratrici al V. e, fin da quando siamo entrate,
rispettivamente sei e cinque anni fa, abbiamo seguito ai margini il premio Raccontare la periferia. Ora che la
nostra collaborazione è terminata, ci fa piacere congedarci dal V. – al quale dobbiamo incondizionatamente la nostra formazione
lavorativa nel campo della cultura – scrivendo una nostra nota a
questo volume. Perché abbiamo seguito minuziosamente e amato questa quarta
edizione.
Sono arrivati
una ottantina di racconti e, avendo partecipato alla preselezione, ed essendo
state presenti alla selezione dei vincitori da parte della giuria, possiamo
dirvi che ci eravamo affezionate a molte storie, che la stessa giuria è stata
in difficoltà nella scelta dei premiati e menzionati.
Al tempo stesso
siamo orgogliose di questo volume che abbiamo contribuito, in
qualità di redattrici, a pubblicare. Da esso emergono, nitidi e chiari, i molti
volti con cui è possibile leggere la periferia: personale e collettiva, luogo
fisico o luogo dell’anima, diversità e integrazione, fatica e speranza,
desolazione e novità. La nostra premura è di comunicare al lettore di questo
volume che ogni testo inviato, anche se non è rientrato fra i premiati o menzionati, abbia comunque
rappresentato un’istantanea molto rappresentativa della realtà sociale che noi
chiamiamo genericamente ‘periferia’ e che, ora come tra qualche decennio,
continuerà a costituire un documento storico di chiara importanza. Ogni
racconto meriterebbe per questo di essere letto e ci auguriamo pertanto che un
giorno possa nascere un archivio di tutti i testi inviati, grazie al quale
poter attingere a tutte queste esperienze così intense e spesso volutamente
trascurate dai più.
Nel racconto
della vincitrice, S. B., il
viaggio in autobus alla periferia di Prato del narratore diviene un modo per
riappropriarsi dolorosamente della propria identità e di un difficile rapporto
con la madre. Frammenti di una giovane
balena stanca descrive in modo ironico e spesso ermetico l’amore che due
ragazzi provano per il loro quartiere, le Piagge, nonostante i suoi tanti
difetti e grazie ai suoi inestimabili pregi. Elena, Kiara e la patente, di C. P., è invece una storia
delicata di integrazione e di amicizia fra due persone molto diverse,
un’anziana un po’ sola e malata e una giovane madre cinese da poco in Italia.
Ma anche i racconti che hanno avuto la menzione dalla giuria indagano le
periferie in modo sempre diverso e originale. Con Verso la strada che non esiste è la coralità di un gruppo di
abitanti della campagna pisana che insegna a impegnarci per preservare
l’integrità del territorio in cui abitiamo. Cani
e Transitalia raccontano da due punti
prospettici opposti, il primo di un poliziotto, il secondo di una prostituta
trans, l’incapacità di adattarsi alle regole e alla vita che entrambi sentono
di non aver scelto per se stessi. In Camminata,
attraverso un lungo monologo interiore, il narratore – che sta passeggiando
lungo il “suo” fiume – rivive la propria infanzia e adolescenza, facendosi
trasportare dai pensieri. Periferia per
chi? è un’inchiesta giornalistica in cui sono riportate le esatte parole di
chiunque abbia voluto definire il proprio concetto di periferia. In Ugi, la strada, l’aeroporto e il fiume si
racconta la giornata ordinaria del protagonista in un imprecisato quartiere di
periferia: emergono droga e illegalità, ma anche un sentimento genuino di amore
e protezione verso la famiglia e la speranza – chi lo sa – di un nuovo amore. In
Un uomo speciale l’autore tiene
insieme con abilità storia collettiva (la nascita del quartiere periferico
dell’Isolotto) e storia individuale (le vicende tragiche ma raccontate sempre
in punta di piedi e con una certa ironia del protagonista, Egidio Filippini). Ed
infine, forse il testo più intenso e significativo seppur nella sua brevità, Melina, la descrizione della vita in un
carcere femminile, con le sue regole subdole e i tempi titanici, da parte di
una donna che, con educazione e modestia, ci insegna a vedere un futuro anche
attraverso le prospettive più buie.
Le ultime parole
le vorremmo però spendere per i vincitori del Premio speciale, attribuito alla
Scuola Media Paolo Uccello. Non è solo un ottimo lavoro, ma è molto di più; fate
attenzione ai nomi dei ragazzi, tutti provenienti da paesi diversi, leggete le
loro parole, guardate le loro foto, e vi accorgerete di quello che può essere
la periferia: integrazione, unione, sogno e fantasia. Con i soldi della
vittoria i ragazzi hanno potuto comprare i pennarelli per realizzare il murales
che vedete qui sotto.
Questa è la
ragione per cui è nato, e ci auguriamo continuerà a esistere, il premio Raccontare la periferia, ed è con questo
bel dipinto che vorremmo simbolicamente lasciarvi e augurarvi un buon viaggio
nelle periferie di questo libro.