martedì 7 ottobre 2014

A Coty con amore

Ho deciso di tornare. Non è stata una decisione improvvisa, l'ho maturata lentamente, in questi giorni, mentre la Cò (o Coty Coty come si chiama lei) fa il riposino pomeridiano. Perché sì, é nata, ad agosto 2013, e perciò ha pure 13 mesi. E sì, è una bimba, ma io questo l'avevo sempre saputo. E sì, è stupenda stupenda stupenda, e potrei continuare all'infinito a scrivere questo aggettivo. Ma proverò a descrivervela. La Cò è bionda e spelacchiata per lo più, con gli occhi misteriosamente grigio-verdi ereditati dai nonni. Il taglio degli occhi e la bocca sono uguali ai miei e quando ci vedono insieme dicono tutti: quanto ti somiglia!, ma appena vedono il papà tutti cambiano idea e dicono che è identica a lui. La Cò è gioiosa vitale e luminosa, dolce intelligente e vivace, è curiosa, osserva tutto e nulla le sfugge; fa dei grandi discorsi in una lingua misteriosa che conosce solo lei formata da 'tiammemme' 'giamme giamme' 'bibibi' 'rororo'. La Cò adora disegnare -e non solo sui fogli!!!-, le piace guardare e sfogliare i librini, indicando con la mano gli oggetti di cui vuole sentirsi dire il nome, quando sente la musica balla agitando le gambe appoggiata al divano, saluta con la manina quando fa la passeggiata e tenta approcci - piuttosto maldestri ma si premia l'intenzione - con altri bambini. Alla Cò piace dondolarsi sull'altalena: aggrappata alla corda come le abbiamo insegnato piega la testa al cielo, guarda le nuvole e le foglie, e poi ride sbattendo i piedini. La Cò quando è stanca o vuole essere coccolata si mette il pollicino in bocca: io la prendo in braccio e la stringo a me e lei rimane lì, ricarica le batterie facendomi dei pizzicorini con le unghie, e poi vuole scendere e tornare a giocare. La Cò è anche orgogliosa: vuole fare le cose senza aiuti, e si arrabbia quando la imbocchi e lei ha deciso di mangiare da sola (facendo dei gran disastri) o quando cerchi di distoglierla da un passatempo discutibile come sbatacchiare in terra il telecomando della TV. La Cò fa dei grandi meravigliosi dolcissimi sorrisi quando vede avvicinarsi la mamma o il papà e poi ti prende per mano per farti vedere a cosa stava giocando.
Io non so che mamma sono né che mamma sarò. Sono in ansia per tutti gli errori con i quali costellerò la nostra esistenza e so già che saranno inevitabili. Ma Winnicott diceva che l'importante è essere una madre sufficientemente buona e la sufficienza, va là, alla fine dei conti, spero di strapparla. So però che figlia è lei per me e non posso già che ringraziarla per tutto l'amore che ogni giorno, ogni istante, mi consente di provare; per tutta la meraviglia per il mondo che mi ha fatto riscoprire (la luna e le stelle, gli alberi e le foglie, e perfino i piccioni); per la pienezza della vita che mi si apre dentro non appena la vedo. Perciò, bambina mia, grazie. Ti prometto che farò del mio meglio. Ti prometto che ti darò la mano tutte le volte che avrai bisogno nel cammino della vita. Non sarò diversa da come sono, ma ti insegnerò quello che posso, e ti donerò me stessa ma non perché tu possa essere come me, al contrario, perché tu possa scegliere di essere te.

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