mercoledì 15 ottobre 2014

Consiglio di lettura: Raccontare la periferia 4


Cari amici, questo post e quello che lo precede, vogliono servire da collegamento fra la tipa che ha lasciato il blog poco dopo aver saputo di essere incinta, e la tipa che lo riprende adesso, da mamma. Non so proprio dirvi se è la stessa persona. Di certo, sono diventata più forte, più serena, anche se più emotiva (lo avrei detto impossibile, ma invece no; se prima piangevo per quasi tutto, dalla gravidanza in poi ormai sono in balia degli ormoni e non piango più per quasi tutto ma indiscutibilmente per tutto!!!). 
Sto divagando. In ogni caso Platone non l'ho dimenticato ed è in arrivo anche un post su di lui. In questo però volevo semplicemente copiarvi l'appendice al volume che ho in parte curato come redattrice insieme alla mia collega C. quando lavoravamo al V. (ricordate? Vedi). Il volume è uscito successivamente (ovvero quando noi eravamo ormai a spasso), è pubblicato da Polistampa, e i racconti sono belli; certo, io sono legata affettivamente, ma in modo spassionato ve lo consiglio. 
Con questo post vorrei prendere congedo dagli anni che ho passato al V. Grazie di cuore al mio responsabile, a cui devo moltissimo. E grazie ai miei ex colleghi, alcuni dei quali sono tra i miei amici più grandi, sempre e comunque.  Ed ecco qua...

Abbiamo lavorato come collaboratrici al V. e, fin da quando siamo entrate, rispettivamente sei e cinque anni fa, abbiamo seguito ai margini il premio Raccontare la periferia. Ora che la nostra collaborazione è terminata, ci fa piacere congedarci dal V. – al quale dobbiamo incondizionatamente la nostra formazione lavorativa nel campo della cultura – scrivendo una nostra nota a questo volume. Perché abbiamo seguito minuziosamente e amato questa quarta edizione.
Sono arrivati una ottantina di racconti e, avendo partecipato alla preselezione, ed essendo state presenti alla selezione dei vincitori da parte della giuria, possiamo dirvi che ci eravamo affezionate a molte storie, che la stessa giuria è stata in difficoltà nella scelta dei premiati e menzionati.
Al tempo stesso siamo orgogliose di questo volume che abbiamo contribuito, in qualità di redattrici, a pubblicare. Da esso emergono, nitidi e chiari, i molti volti con cui è possibile leggere la periferia: personale e collettiva, luogo fisico o luogo dell’anima, diversità e integrazione, fatica e speranza, desolazione e novità. La nostra premura è di comunicare al lettore di questo volume che ogni testo inviato, anche se non è rientrato fra i premiati o menzionati, abbia comunque rappresentato un’istantanea molto rappresentativa della realtà sociale che noi chiamiamo genericamente ‘periferia’ e che, ora come tra qualche decennio, continuerà a costituire un documento storico di chiara importanza. Ogni racconto meriterebbe per questo di essere letto e ci auguriamo pertanto che un giorno possa nascere un archivio di tutti i testi inviati, grazie al quale poter attingere a tutte queste esperienze così intense e spesso volutamente trascurate dai più.

Nel racconto della vincitrice, S. B., il viaggio in autobus alla periferia di Prato del narratore diviene un modo per riappropriarsi dolorosamente della propria identità e di un difficile rapporto con la madre. Frammenti di una giovane balena stanca descrive in modo ironico e spesso ermetico l’amore che due ragazzi provano per il loro quartiere, le Piagge, nonostante i suoi tanti difetti e grazie ai suoi inestimabili pregi. Elena, Kiara e la patente, di C. P., è invece una storia delicata di integrazione e di amicizia fra due persone molto diverse, un’anziana un po’ sola e malata e una giovane madre cinese da poco in Italia.
Ma anche i racconti che hanno avuto la menzione dalla giuria indagano le periferie in modo sempre diverso e originale. Con Verso la strada che non esiste è la coralità di un gruppo di abitanti della campagna pisana che insegna a impegnarci per preservare l’integrità del territorio in cui abitiamo. Cani e Transitalia raccontano da due punti prospettici opposti, il primo di un poliziotto, il secondo di una prostituta trans, l’incapacità di adattarsi alle regole e alla vita che entrambi sentono di non aver scelto per se stessi. In Camminata, attraverso un lungo monologo interiore, il narratore – che sta passeggiando lungo il “suo” fiume – rivive la propria infanzia e adolescenza, facendosi trasportare dai pensieri. Periferia per chi? è un’inchiesta giornalistica in cui sono riportate le esatte parole di chiunque abbia voluto definire il proprio concetto di periferia. In Ugi, la strada, l’aeroporto e il fiume si racconta la giornata ordinaria del protagonista in un imprecisato quartiere di periferia: emergono droga e illegalità, ma anche un sentimento genuino di amore e protezione verso la famiglia e la speranza – chi lo sa – di un nuovo amore. In Un uomo speciale l’autore tiene insieme con abilità storia collettiva (la nascita del quartiere periferico dell’Isolotto) e storia individuale (le vicende tragiche ma raccontate sempre in punta di piedi e con una certa ironia del protagonista, Egidio Filippini). Ed infine, forse il testo più intenso e significativo seppur nella sua brevità, Melina, la descrizione della vita in un carcere femminile, con le sue regole subdole e i tempi titanici, da parte di una donna che, con educazione e modestia, ci insegna a vedere un futuro anche attraverso le prospettive più buie.
Le ultime parole le vorremmo però spendere per i vincitori del Premio speciale, attribuito alla Scuola Media Paolo Uccello. Non è solo un ottimo lavoro, ma è molto di più; fate attenzione ai nomi dei ragazzi, tutti provenienti da paesi diversi, leggete le loro parole, guardate le loro foto, e vi accorgerete di quello che può essere la periferia: integrazione, unione, sogno e fantasia. Con i soldi della vittoria i ragazzi hanno potuto comprare i pennarelli per realizzare il murales che vedete qui sotto.
Questa è la ragione per cui è nato, e ci auguriamo continuerà a esistere, il premio Raccontare la periferia, ed è con questo bel dipinto che vorremmo simbolicamente lasciarvi e augurarvi un buon viaggio nelle periferie di questo libro.





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