lunedì 7 maggio 2012

Ho promesso un post sul calcio...


Ho promesso al mio amico interista FI. un post sul calcio e così… eccolo qui!
Dunque, mi piace molto il calcio e seguo serie A, serie B (serie Bwin per l’esattezza) e pure Champion. La passione per il calcio ha origini lontane: mio babbo e mio fratello sono due pazzi tifosi del Milan. Mio babbo, che è un serissimo medico, davanti al Milan subisce una inquietante trasformazione: rimane muto con gli occhi spiritati rivolti verso lo schermo che proietta la partita, non sente né il telefono né le voci, si dondola su e giù dalla sedia senza parlare. Gioca al Fantacalcio tutti i fine settimana, l’anno scorso ha pure vinto un premio, la Gazzetta dello Sport l’ha intervistato al telefono e ha pubblicato un bell'articoletto su di lui che ora se l’è attaccato in camera. Mio fratello, che è un intelligentissimo ingegnere, subisce a sua volta un’inquietante trasformazione: sembra affrontare la partita con un distacco maggiore rispetto a mio padre, riesce a fare anche dell’ironia e a sembrare più obiettivo, ma se il Milan perde o subisce una ingiusta (reale o presunta, sempre che quelle calcistiche possano essere definite ingiustizie) si mette a sbraitare, a dire parolacce e talvolta gli scappa pure qualche bestemmia. Di fronte a tanto coinvolgimento, non potevo restare indifferente. Ricordo che, quando ero piccola (circa 7-8 anni), avevo un poster del Milan in camera e mi ero fatta una specie di tabernacolo con qualche ritaglio di Paolo Maldini e qualche cuoricino disegnato. Mi piaceva anche Van Basten, per altro.
L’ambiente ti segna per forza. Ma poi ho proseguito. Ho avuto un ex fidanzato molto tifoso della Fiorentina e con lui sono andata anche allo stadio. La Curva Fiesole è una realtà sociologica notevole: si va dall’anziano che offende l’arbitro nei modi più curiosi al bambino che piange, dal tipo che per tutta la partita non smette di dire, per incoraggiare la squadra: «Andiamo…!» a quello che si scoraggia subito: «Tanto si perde…» fino ad arrivare ai pazzi che dirigono i cori dello stadio e che sono girati verso il pubblico e non verso il campo di calcio (e questa mi sembra fantascienza).
Arriviamo a oggi. Mio marito è un grande tifoso della squadra della sua città che milita in serie B. Non dico come si chiama la squadra per scaramanzia e anche perché mio marito è molto riservato. Comunque, è due anni che il V. fa molto bene e anche io mi sono appassionata. Ho da poco realizzato che forse sto esagerando. Oltre alla partita del V. guardo l’anticipo, il posticipo, l’approfondimento dopo la partita e Speciale Serie B su Sport Italia. Lancio la mia candidatura come esperta: «Pedullà (per la cronaca, è l’opinionista della trasmissione) se hai bisogno ti do una mano». Comunque, dicevo, mi sono accorta di esagerare durante un noiosissimo V.-C. giocato un paio di settimane fa. Mio fratello era a pranzo da noi, gli abbiamo proposto la visione di questo imperdibile match,  lui ha accettato ma a un certo punto del I tempo ha chiuso gli occhi (può negare, ma io l’ho visto) e alla fine del I tempo ci ha detto: «Adesso andrei». Mio fratello guarda tutto, non solo il calcio ma ogni sorta di sport possibile e immaginabile, e la sua reazione mi ha fatto seriamente meditare: vuol dire che la partita (che poi il V. ha vinto 1-0, sempre per la cronaca) era assolutamente inguardabile, eppure io pativo davvero.

Mio marito dice che il calcio lo rilassa molto. Certo, il V. non lo rilassa, durante le partite sta proprio male, ma tutte le altre partite, in cui è meno coinvolto, lo rasserenano: dice che si può abbandonare al campo verde, può guardare quello che succede senza doversi per forza concentrare o partecipare.
Per quanto mi riguarda, il mio legame con il calcio è proprio di natura sentimentale. La mia passione passa sempre attraverso la passione di qualcun altro, è sempre filtrata dalle persone più importanti per me. Anche questo è un po’ il mio modo per voler bene ai miei cari, come con la cucina.
Poi c’è una ragione di riconoscenza, potremmo proprio dire così. Quando io e mio marito andammo a convivere, era il mitico 2006, l’anno nel  quale l’Italia vinse i Mondiali. Bene, la casa era quasi vuota ma avevamo comprato la TV (37 pollici) con una promozione di Mediaword: se l’Italia avesse vinto i Mondiali ci avrebbero ripagato in buoni del costo della Tv. L’Italia vinse e ci benedisse: con i buoni abbiamo acquistato gratis tutti i nostri elettrodomestici. La nostra casa è cioè un'esplosione di calcio.
 E infine c’è proprio una ragione romantica. A me piace l’idea di andare allo stadio con tutta la famiglia, con le sciarpe, le magliette, ad abbracciarci tutti se la squadra vince e a consolarci se la squadra perde. È una visione forse un po’ idilliaca se penso ai cori razzisti e alla violenza, come quella dei tifosi del Genoa che hanno interrotto una partita e obbligato i giocatori della loro squadra a levarsi la maglia perché “non erano degni di indossarla”. È idilliaca se penso al calcio scommesse e a tutta quella merda lì. Ma penso anche che possiamo essere meglio di così, che la maggior parte di noi lo è, e perciò che male c’è a immaginarmi allo stadio con tutta la famiglia e la maglietta del V.?

Bene. Ma un post sul calcio non può esulare dall’argomento che tiene banco adesso a Firenze e non solo. Il caso Delio Rossi-Ljajic. Dunque, premetto che a me Delio Rossi piace. Certo, non è Prandelli, ma mi sembra una brava persona. Ljajic al contrario mi sembra un ganzetto presuntuoso e viziato.  Non è Zanetti, per capirci, ma forse così il paragone è un po’impari; d’altro canto non è neanche Jovetic o El Shaarawy che avranno più o meno la sua età, ma mi paiono più seri e rispettosi.
Quindi vorrei chiarire che a Delio Rossi va tutta la mia simpatia. Sono certa che Ljajic lo abbia profondamente offeso, gli abbia mancato totalmente di rispetto, abbia detto proprio l’unica cosa al mondo capace di fargli saltare la mosca al naso; nondimeno, quel cazzotto lì proprio non si può giustificare. Ben inteso, non credo sia giustificabile né sulla panchina né nello spogliatoio, non è questo il problema: non esiste che un uomo di 60 anni, che ha un ruolo definito e di autorità, cazzotti un ragazzino, sebbene odioso, di 20 anni, suo calciatore. Condanno solo il gesto, non la persona. Delio Rossi mi sembra un uomo tranquillo, pacifico, che molto probabilmente stava vivendo in una situazione di stress e di tensione inesprimibile (sulla quale, forse, bisognerebbe interrogarsi). Gli errori li facciamo tutti. È normale, comprensibile, umano. Non sempre, ma a volte si pagano. Questo è il caso. Con dispiacere, ma trovo giusta la sospensione, trovo giusto l’esonero, e poi si vedrà.

D’altra parte, però, non vogliamo punire anche l’arroganza del giovane Ljajic? Ha mancato di rispetto a un uomo di 60 anni, irridendolo, non mi sembra bello. Mi pare di aver letto che dovrà dedicarsi ai servizi sociali per qualche mese, non so se è vero, e va bene. Ma perché la Fiorentina non gli sospende simbolicamente lo stipendio per un po'? Anche le parole contano. E se gli errori si fanno e a volte si pagano, mi sembra che non dobbiamo sprecare quest'occasione.

1 commento:

  1. Mad, ormai sono una tua fedele lettrice..Ecco, ti voglio proprio fare i miei complimenti per come scrivi: lo sai che sei riuscita a farmi leggere tutto questo post sul calcio che è una passione mooolto secondaria nella mia vita? Brava davvero! Bella la descrizione del tuo papy e di tuo fratello: anche se non li conosco, sono proprio riuscita a immaginarli nelle loro 'mostruose' metamorfosi calcistiche :-) Ma per questo post ti hanno ispirato per caso i discorsi della nostra ultima uscita???
    A parte questo, anche a me piace il senso di fratellanza che si prova andando allo stadio o solo vedendo una partita in tele con gli amici (a meno che le loro metamorfosi non siano troppo mostruose..): io però mi limito a guardare il calcio quando gioca la nazionale. Lì allora anche io mi trasformo in una belva selvatica e sbraito come una ciucca..!
    Baci a presto,

    Nicolle

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