domenica 1 luglio 2012
Notti Europee
Pubblicare questo post adesso dopo la débâcle contro la Spagna è un po’ buffo, ma ormai lo avevo già scritto. Quest’anno va così: è destino che le mie squadre arrivino in finale e perdano. Come dire, ci sei, sei vicinissima alla vittoria, ma ancora te la neghiamo.
Comunque rimane vero il mio omaggio verso la Nazionale, ed eccolo qui…
Questa settimana è stata – come dire – molto spiacevole per me (e ringrazio tutte le persone che si sono prodigate per renderla un po’ meno tale). Ma c’è una cosa che l’ha illuminata, qualcosa che mi ha un po’ commossa e mi ha fatto provare un senso di rivincita e di riscatto; ed è stata la Nazionale agli Europei.
Scrivo questo post al bordo della piscina: con F. sono in campagna vicino a Reggello per sfuggire almeno un po’ al caldo fiorentino. È sabato e domani sera si giocherà la finale. Io non so se riuscirò a pubblicare il post prima della partita o solo a risultato conseguito, in ogni caso riscatto e commozione l’Italia ce l’ha già fatti provare e ora vi spiego in che misura l’ha fatto provare a me.
Riscatto. L’immagine iniziale di questi europei è per me Crozza che due martedì fa a Ballarò dichiara: «Godetevelo, questo Europeo, perché fra quattro anni ci saranno soltanto Francia e Germania in Europa. E passeranno tutto luglio a giocare l’una contro l’altra». E in effetti la congiuntura economica fa proprio pensare che è il momento di prepararsi a giocare la Coppa d’Africa!
E così quando, dopo l’epico cucchiaio di Pirlo ai rigori contro l’Inghilterra, approdiamo alla semifinale contro la Germania, noi italiani sappiamo che tutta l’Europa tiferà per noi. Di certo sappiamo che lo farà la Grecia che vuole sentirsi vendicata per la partita e non solo. Lo sa anche Mario Monti che, improvvisamente preso da impavido coraggio e da quella che sembra un’anarchica e birichina disobbedienza (ma che in realtà è frutto di un calcolo politico: vedi http://www.pietroichino.it/?p=22142), sfida la Merkel e, nella stessa notte della semifinale, sembra riuscire a smuoverla dalla sua severa e deleteria posizione. Quella stessa notte l’Italia vince a calcio con la Germania e la finale sarà con la Spagna, davvero a colpi di spread.
Nessuna cosa è mai solo quello che è. Tutto si carica sempre del senso che noi decidiamo di attribuirgli. Un luogo è solo un luogo, ma se in quel luogo è accaduto qualcosa di importante per noi, ecco che assumerà un significato profondo e ormai inscindibile dal luogo stesso. Così anche con il calcio. In fondo si tratta di undici ganzetti strapagati che corrono dietro a una palla, siamo noi a dare senso a ciò che vediamo. Questi sono solo europei, una competizione sportiva fra un monte di ganzetti strapagati, eppure ormai ha assunto per noi tutt’altro significato. La vittoria con la Germania, è inutile negarlo, ci ha regalato una gratificante, impagabile, sottilmente sadica, soddisfazione.
Commozione. È incredibilmente bello che l’immagine di questi europei rimanga Mario Balotelli. Il ragazzo adottato che parla il dialetto bresciano. Che a fine partita corre ad abbracciare la madre sugli spalti, felice perché, pur essendo anziana, è riuscita a venire a Varsavia. Il suo più grande desiderio è che il padre sia a Kiev alla finale: anche lui è anziano e forse sarà difficile, ma ha lasciato alla moglie una barretta di cioccolato bianco da dare a Mario. È il suo cioccolato preferito, è quello che mangiava per ricaricarsi quand’era bambino, perché a lui quello nero non piaceva (si potrebbe aprire uno squarcio sull’inconscio, ma lo lascerei a chi è più competente di me).
E a me che sono una gallinona romantica la storia di Mario fa proprio scendere una lacrimetta di commozione. Mi piace vedere che l’amore non passa solo dal legame di sangue. Passa da una madre che si è fatta per 18 anni la fila per rinnovare il permesso di soggiorno a Mario, che, pur essendo nato in Italia, non l’ha mai avuto prima della maggiore età. Mi piace che sia stato lui a fare goal alla Germania e a portarci a Kiev. (le mie fonti per queste notizie sono un editoriale di Gad Lerner sulla «Repubblica» e la «Gazzetta dello Sport» di sabato). E ora, in finale, Mario non far cazzate, che ogni tanto le combini. Grazie per esserti levato la maglietta e averci fatto vedere quel po’ po’ di fisico. Io ho apprezzato. Ma non lo fare più.
Siamo pronti per la finale e che vinca il migliore.
Bé, direi che la Spagna è stata migliore. Ma riscatto e commozione per me valgono lo stesso, ed è questo che nei prossimi anni ricorderemo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento