domenica 1 luglio 2012

Cinquanta sfumature


Non ho resistito e ho comprato anche io il libro boom di successo in Inghilterra e in America, Cinquanta sfumature di grigio di E.L. James, primo capitolo della trilogia Cinquanta sfumature. Non sapete di che si tratta? Narra la storia d’amore-sesso sadomaso fra Anastasia, ventunenne appena laureata in procinto di lavorare come stagista in una casa editrice, e Christian Grey, giovane imprenditore miliardario, presuntuoso, bellissimo, con un oscuro passato (che rimarrà oscuro fino all’ultimo libro, presumo) e con inquietanti perversioni sessuali. Diciamo che vive il sesso a modo suo (come rapporto di dominazione-obbedienza) e per esercitare il suo potere ha bisogno di sottomettere e anche far del male alla sua partner.

Dunque, io ero incuriosita per il successo che il libro ha ottenuto e volevo vedere come la signora James parlava di questo tema scabroso. Poi non ne avrei scritto in un post, ma sono stata provocata da F. «Vediamo se hai il coraggio di affrontare un argomento così piccante!». Se ho il coraggio? Io?!? Ma guarda un po’. Certo che ho il coraggio; e devo anche ammettere che su questo libro ho molto da dire.

1) Il successo di E.L. James sta in parte nel fatto che la storia è raccontata dal punto di vista di Anastasia (in prima persona, intendo). La giovane, che è carina, intelligente, autoironica, brillante, romantica e pazzamente innamorata provoca una subitanea simpatia. Il libro è in fondo tutto uguale: vede Christian e le svolazzano farfalle in pancia, Christian si leva la maglia e lei rischia lo svenimento, fanno l’amore e qui è un’esplosione di emozioni e desideri raccontati senza tabù; e poi è genuinamente felice, e poi si prende in giro, e poi piange come una pazza. È come leggere il suo diario e il gioco dell’immedesimazione funziona piuttosto bene.

2) Christian Grey è al contrario tremendo. Su questa figura del dominatore si poteva lavorare un po’ meglio. Ha subito un trauma e ora è un sadico. Psicologicamente parlando, è una visione un po’ banalotta. Poteva essere un po’ più contraddittorio, un po’ più tormentato, un po’ più complesso. Ecco, direi che una storia come questa doveva basarsi sulla costruzione dei personaggi e scavare molto più a fondo sulla loro personalità. Un’occasione sprecata, perché al contrario è un libro molto leggero.
Inoltre, certi passaggi sono proprio da risata. Ma che vi pare un sadico affascinante, straziato e pieno di problemi uno che se ne esce con: «Non faccio l’amore ma fotto senza pietà», oppure: «Il nostro scopo è il piacere»? Ma via. A me pare un truzzarello che si vanta con gli amici nello spogliatoio prima della partita di calcetto.

3) E.L. James sceglie – e qui onore all’ironia – come partenza della storia una situazione paradossale. Lei è vergine e si trova davanti uno (tanto per iniziare bene) che ha adibito una stanza della casa a una cameretta degli orrori. Lui dal canto suo è una specie di principe azzurro bellissimo e pieno di soldi che la porta in giro su aerei privati ma che poi ha questa ingombrante perversione. È voluto, la signora autrice è una furba. Nondimeno, l’intreccio fa acqua da tutte le parti, lo stile è terra terra, e delle volte sembra proprio di leggere una storiella di «Cioè» in versione hot.

4) Il successo del libro è rappresentato dall’erotismo che emana da ogni pagina. Ben riuscito. Anche perché non è fine a se stesso: anche nella descrizione più sessuale, tutto è velato di un disperato romanticismo. Tra queste due persone ogni cosa è di natura sessuale. Eppure è in questa dimensione che loro si amano. E sappiamo tutti benissimo che l’intimità sessuale non apre tutte le porte della conoscenza né di sé né dell’altro, ma è vero che ne apre molte, e questo libro non ha paura di dircelo.
Mentre leggevo Cinquanta sfumature di grigio, mi è venuta in mente una frase bellissima di Calvino che si trova nel Barone rampante. Quando Cosimo e Viola fanno l’amore per la prima volta, Calvino lo racconta così: «Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa perché, pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così».
Ecco, per Anastasia e Christian è proprio in questo modo.

5) Questo libro non aspira certo a essere profondo, ma un problema non da poco lo pone lo stesso. Qual è il limite? Ossia, quando si è innamorati si sopporta tutto e si farebbe tutto quello che l’altro desidera. Non se ne può fare a meno, è una forza misteriosa a cui non c’è modo di sottrarsi. È bello e pericoloso amare così. Ed è vigorosamente triste quando l’amore per l’altro e l’amore per se stessi stridono l’uno contro l’altro.
Ma tutti abbiamo un limite. Ce l’ha Anastasia che alla fine del I atto della trilogia se ne va, perché le sembra di averlo toccato. E ce lo abbiamo tutti noi, solo che non sappiamo quale sia finché non lo abbiamo raggiunto.

2 commenti:

  1. Cara Madda, le tue 'recensioni' (in realtà sono molto più che recensioni, ma non trovo il termine giusto..) sono sempre molto profonde e riescono a estrapolare ogni aspetto di un libro: complimenti davvero!
    Ora mi sto immaginando Christian e il suo fisico da paura.. :-)

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  2. Grazie mille, ero ispirata! Pensa pensa al fisichino di quel super mega figo di Christian, ma ricordati che ha una cameretta degli orrori!! ;) A presto

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