domenica 14 ottobre 2012

Passatelli e tradizioni di famiglia


Questo è stato un weekend del tutto casalingo in cui mi sono prevalentemente riposata anche se ho costretto F. alle grandi pulizie autunnali. Vi dico solo che ho lavato i vetri! Penso che non li lavavo da prima del matrimonio (eh, no comment, lo so), ma devo dire che mi compiaccio per averlo fatto con ogni crisma. Prima li ho spolverati con un panno, poi ho usato una spugna bagnata e li ho asciugati con un panno umido, a questo punto ho usato il detergente per i piatti diluito in abbondante acqua e infine li ho asciugati con il giornale. E non solo sono puliti, ma non ci sono aloni! Ringrazio per questo il blog di una tipa che dava consigli su come effettuare lavori domestici, così ho deciso di diffondere anche io sulla rete questo sapere appena acquisito.

Siccome è un po’ che non scrivo e mi dispiace, ma non sono in vena stasera di raccontare episodi edificanti (forse perché sto guardando In onda, e credo che le vicende politiche italiane siano in grado di paralizzare ogni slancio creativo) o di dilettarmi in filosofia, e siccome vengo – come vi accennavo – da un fine settimana molto casalingo, ho deciso di pubblicare un post poco impegnativo ma, per così dire, useful, con una ricetta da consigliarvi.

Si tratta dei passatelli. I passatelli sono una tipica pasta romagnola e marchigiana, una sorta di spaghettoni molto spessi e corti (3-4 cm). Non li avevo mai fatti, ma hanno un valore simbolico: sono legati alla mia famiglia, ossia alle origini marchigiane di mio papà e sono stati tramandati dalla nonna alle zie e anche a mia mamma (che li fa molto bene). In realtà sono semplice da realizzare: si prepara un corposo impasto con 1 uovo, 50 grammi di parmigiano grattugiato e 60 grammi di pangrattato (dosi per due persone), un po’ si sale, di pepe e di noce moscata (ma noi non ce l’avevamo, e abbiamo fatto senza). Consiglio della mamma è l’aggiunta di un po’ di burro per far diventare il composto più gustoso e più omogeneo. Il composto non va lavorato tanto, basta formare una palletta alta e spessa (tipo un polpettone). Per fare i passatelli si può usare il passapatate oppure uno strumento apposito: un attrezzo circolare costituito da una serie di  fori di 4-5 centimetri, che va posto sopra la palla di impasto, esercitando su di essi una leggera pressione in modo che escano questi spaghettoni piccoli e grassottelli.
La tradizione vuole che si facciano in brodo (anche io e F. li abbiamo fatti così) ma ve li consiglio anche con un condimento estivo (olio, pomodorini freschi e rucola a pezzettini) oppure di pesce (vongole e prezzemolo): a volte al ristorante al mare li ho mangiati così.

Penso che la bellezza della cucina stia proprio nella possibilità che essa offre di mantenere il legame con la famiglia, con la terra e con le tradizioni. Un continuum che parte da lontano e può andare lontano. E penso anche che la forza della cucina stia nella condivisione, nel poter trasmettere o regalare o destinare qualcosa a qualcuno. Perciò, ecco qua… spero di aver condiviso con voi un piatto a me molto caro, perché appartiene alla mia famiglia.

Passatelli con l'attrezzo apposito

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