sabato 2 giugno 2012

Oggi è il 2 Giugno ma Maggio non è finito bene...


Maggio non è stato un mese molto fortunato per l’Italia. Prima la bomba alla scuola di Brindisi, poi il terremoto in Emilia. Ora, io non vorrei parlare tanto di questi due tragici avvenimenti. Però sono accaduti e non vorrei proprio ignorarli come se non mi riguardassero. Perché al contrario mi riguardano, come riguardano tutti noi.

Sull’attentato alla Morvillo Falcone. Si poteva evitare di intervistare le compagne di scuola di Melissa? Che volevate che vi dicessero? Queste ragazzine hanno 16 anni, sono sotto shock, non possono andare in giro a sbandierare che non hanno paura e che combatteranno contro la mafia (sempre che di un attentato di mafia si tratta, anche se a me sembra molto più che probabile). Non possono farlo, perché hanno paura, e perché al momento non possono parlare della mafia: a loro è accaduto  di perdere in un modo assurdo e tragico una compagna, e tutto il resto non esiste. O è in secondo piano. Giustamente, direi. Tutto il resto, tutto lo sfondo, tutto quello che ora è tragicamente cronaca e poi sarà tragicamente storia, esiste per noi, per chi può porre una certa distanza; noi possiamo parlarne, ma loro no, non ora. Perciò sarebbe stato tanto meglio lasciarle in pace.

Sul terremoto in Emilia. Avete presente il libro La strada? È uno straordinario romanzo, ambientato in un futuro apocalittico: un padre e un figlio senza nome percorrono una lunga strada, per sfuggire al freddo dell’inverno, in un’America sopravvissuta a una non meglio precisata catastrofe che ha spazzato via ogni essere vivente, tranne gli uomini, peraltro rimasti senza cibo, senza città, senza la benché minima tecnologia. Ecco, tutte le volte che accadono catastrofi naturali a me viene l’ansia della Strada. A quel cielo grigio senza sole. Agli uomini che uccidono gli altri uomini per disperazione. E penso all’Italia o a un qualunque altro paese del mondo ridotto a un cumulo di rovine e macerie. Perciò vi prego. Ricostruiamo tutto. Velocemente. Con tutte le forze che abbiamo.

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