venerdì 15 giugno 2012

La libertà in Platone


Un po’ di tempo fa ho letto sul blog della mia amica N. un bel post sulla libertà. Volevo risponderle ma poi mi è venuta voglia di scriverne a mia volta uno io sullo stesso argomento. Restringendo il campo mi sono chiesta: qual è la posizione del nostro Platone sulla libertà?

Come dice giustamente N., i greci, quando parlavano di libertà, intesa nel senso di eleutheria, si riferivano alla sfera politica e militare. È noto che Atene fosse una città democratica, in cui a tutti era data la possibilità di partecipare alla vita politica (in realtà la questione è un po’ più complessa, ma non voglio annoiarvi!). E gli stessi cittadini formavano con orgoglio l’esercito, a cui contribuivano ognuno con i propri mezzi e le proprie possibilità. In una tragedia di Eschilo, quando la sposa del re persiano Dario chiede all’ambasciatore dei greci chi sia alla guida del loro esercito, lui con simbolica fierezza risponde : «Di nessun uomo sono schiavi o sudditi».

E ora Platone. Platone non parla molto di libertà. Non è uno dei suoi argomenti preferiti. Di sicuro non ne parla in termini politici. Ma si può dire che nella sua filosofia è presente in modo profondissimo il tema della scelta.
Per capire la sua posizione è necessario tornare al mito di Er, lo straordinario racconto che chiude il decimo libro della Repubblica. Er, eroico soldato panfilo morto in battaglia, torna sulla terra per raccontare quello che ha visto nell’aldilà. A tutti gli uomini è dato reincarnarsi in un’altra vita e questa vita può essere scelta. L’uomo è responsabile della vita che sceglierà per sé, perché la vede e consapevolmente la sceglie. In questo senso è chiaramente libero.
Ma c’è un problema. Se mi sto reincarnando vuol dire che ho già vissuto un’altra vita, e la mia vita precedente inevitabilmente mi condizionerà nella scelta della prossima vita. Io posso scegliere solo in base a ciò che so. E così Platone mette magistralmente insieme due concetti che mai possono essere scissi: la libertà e la necessità. C’è la responsabilità individuale (io scelgo la mia vita), ma c’è anche un margine di involontarietà (scelgo la mia vita in base a ciò che so e in base a ciò che ho già vissuto, e non posso in alcun modo fare di più).

Questo è un mito, ovvero un racconto. Cosa ci vuole dire realmente Platone? Che l’uomo è libero, certo. È responsabile delle scelte che farà, delle azioni che compirà, degli errori che seminerà lungo la sua strada. Ma che questa libertà è strettamente legata a ciò che siamo intimamente. Io sono libera e ho fatto determinate scelte. Ma se fossi nata in un’altra città, in un’altra epoca, in un’altra famiglia, con altre inclinazioni, magari maschio anziché femmina (aahh! Per fortuna sono donna!), o con qualunque altra differenza, bé, non avrei mai fatto certe scelte. Non ne avrei avuto la possibilità. Non ce ne sarebbe stato bisogno. O chissà che altro.  Perciò nel cammino della vita io sempre agirò – bene o male che sia – in base al mio contesto, in base a quello che inevitabilmente mi porto dietro e dentro.

In base a quello che necessariamente sono e a quello che liberamente sono diventata.

1 commento:

  1. Le tue riflessioni sono giustissime: io mi sento di postillare dicendo che è proprio vero che non esiste libertà senza necessità. Anzi, direi che la vita dell'uomo coincide proprio con uno stato di 'libertà condizionata'. Siamo liberi di scegliere, ma le nostre scelte in realtà sono condizionate da una serie infinita di fattori esterni e interni che alla fine rendono 'obbligata' queste scelte..apparentemente libere.
    ..E' sempre bello confrontarsi con te :-))
    Nicolle

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