Da quando sono mamma, ho scoperto che il racconto sul parto
è un argomento di conversazione dei più amati (fra le mamme, intendo). E ho anche capito che
l'interesse sale se
1) il parto è stato naturale (senza cesareo per intenderci)
2) hai partorito in circa 2 ore, cioè con un travaglio
praticamente inesistente (tipo sei andata in bagno perché avevi un po' di mal
di pancia e invece c'era il pupetto che premeva per uscire, quasi quasi lo
facevi in macchina, eccetera)
3) hai partorito in circa 2 giorni con un travaglio infinito
e tra dolori lancinanti, con un'espulsione lunghissima ma senza poi finire nel
cesareo (altrimenti l'interesse delle altre mamme diventa compassione e questo
fa vertiginosamente scendere l'attenzione verso il tuo racconto)
Bene. Posso orgogliosamente ed eroicamente affermare che
appartengo al gruppo 1 e al gruppo 3. Io entro in ospedale alle ore 19 del 17
agosto dopo la rottura delle acque, Coty Cò viene alla luce alle ore 1.15 di
notte del 19 agosto.
Il 16 agosto mi ricordo che io e F. andammo in piscina.
Era una giornata calda, e mi piaceva molto stare a mollo. Praticamente andavo
senza tregua dalla vasca per bagnarmi al bagno per fare pipì. La piccoletta non
si muoveva molto gli ultimi giorni, probabilmente perché di posto ormai ce
n'era poco, ma premeva in modo impressionante con il suo capino sulla vescica e
aveva spessissimo il singhiozzo. Comunque, la sera del 16 le parlai, come
facevo quasi tutte le sere. Entravo nella mia settimana numero 39. Le dissi che
ero pronta. Che era stato bellissimo averla lì per tutto quel tempo, ma che ora
volevo tanto conoscerla, e anche il suo papà voleva conoscerla.
La mattina vado in bagno e mi accorgo che è avvenuto il
distacco del tappo mucoso. Il tappo mucoso, come insegnano le ostetriche al
corso preparto (sono una tipa molto diligente e sono andata a quasi tutti gli
incontri), è costituito dal muco gelatinoso, rosa e marroncino, che fino a quel
momento chiudeva il collo dell'utero isolando la cavità uterina dall'ambiente
esterno. Dicono che sia un segnale per indicare che il parto è molto vicino. E
io so che è così, perché so che la mia piccolina mi ha ascoltata.
La giornata prosegue lentamente. La mattina io e F. andiamo
a fare un po' di shopping, passiamo il pomeriggio a guardare Grey's
Anatomy (ebbene sì, abbiamo trascorso tutto il mese di agosto, appena
tornati dalle vacanze e prima che nascesse Coty Cò a spararci puntate di questa
serie TV, dalla prima alla terza stagione, perché non l'avevamo mai vista e noi
su queste cose siamo un po' seriali, ovvero ci fissiamo, per dirlo meno
gentilmente). La sera avevamo deciso di andare a mangiare una pizza fuori.
Come un elefante sgraziato (a causa della panciona) mi alzo
dal letto per raggiungere l'armadio e indossare il poco che riuscivo ad
indossare ma improvvisamente una quantità d'acqua fuori dalla norma mi bagna le
gambe, le ginocchia, i piedi e fa una pozzetta sotto di me. Quando sei in
gravidanza, ti chiedi delle cose assurde, fra le quali : "ma me ne
accorgerò che ho rotto le acque?" Bene, qui ve lo dico. Non c'è il minimo
dubbio. Non ha niente a che fare con la pipì, è praticamente come se ti rovesciassero
un secchio tra le gambe, come se ti aprissero un rubinetto. E poi l'acqua non
scende una volta sola, ma continua a scendere per tutta l'ora successiva.
Comunque. Ho subito un moto di panico (mi passa in fretta, in verità. Col senno di poi, altro che brivido di panico, dovevo essere terrorizzata!!! Meno male che si è così impreparati a ciò che succederà!). Balbetto come una gallina: "F. ho rotto le acque!". Lui in queste cose è bravissimo, e mi tranquillizza subito, prende la borsa con le mie cose, e andiamo insieme verso la porta. E poi, verso l'ospedale.
Comunque. Ho subito un moto di panico (mi passa in fretta, in verità. Col senno di poi, altro che brivido di panico, dovevo essere terrorizzata!!! Meno male che si è così impreparati a ciò che succederà!). Balbetto come una gallina: "F. ho rotto le acque!". Lui in queste cose è bravissimo, e mi tranquillizza subito, prende la borsa con le mie cose, e andiamo insieme verso la porta. E poi, verso l'ospedale.
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