sabato 27 dicembre 2014

Io e il parto - II puntata

La notte del ricovero iniziano le contrazioni, ma sono blande. Molto peggio i crampi mestruali. Una fittarella passeggera ogni dieci, anche venti, minuti. E così anche la mattina, sporadiche, sparse, poco dolorose. Ma ad un certo punto, per favorire la dilatazione (ero lentissima e invece era opportuno mi sbrigassi, dato che Costy era lì dentro senza più molta acqua!), il medico mi somministra una sorta di cremina magica... E dalle 3 fino alle 10 di sera mi sembra di morire. Tra una contrazione e l'altra perdevo i sensi, non dico altro. E c'hai freddo. E poi c' hai caldo. E poi vuoi vomitare. E poi ti dicono di stare impiedi e di muovere il bacino, ma tu lo fai un paio di volte e ti sembra ancora peggio. Allora ti dicono di respirare e di stare appoggiata al letto con il sedere in su, che il dolore dovrebbe essere meno forte, e tu li vorresti mandare tutti a quel paese, perché non è vero, non credeteci, non è assolutamente vero. Almeno sdraiata svieni meglio.

Alla fine però non svieni neanche più, perché non c'è il tempo, e puoi soltanto urlare. E non pensi neanche più a niente, solo ti chiedi se finirà o anche se morirai perché se continua un dolore così dubiti che potrai vivere. Non pensi più alla pancia, non pensi più alla tua piccolina, pensi solo al dolore e speri ardentemente che finisca.

E poi queste contrazioni finiscono. Finiscono davvero. E tu sei lì. Viva. Un po' stanchina a dirla tutta, ma viva. E questo ti rinvigorisce improvvisamente. Non so come, ma l'idea che tu lo abbia affrontato ti fa sentire improvvisamente una specie di eroina, e questo ti dà l'energia per la seconda parte del parto, l'espulsione.

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